Ryse: Son of Rome, la recensione

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Da titolo sperimentale per Kinect a prodotto di lancio della nuovissima Xbox One. Il percorso di Ryse: Son of Rome (ex Codename Kingdom) è stato relativamente breve. Inizialmente presentato come progetto per Xbox 360 frutto di una straordinaria partnership stretta tra Crytek (Crysis) e Microsoft, si rivede un anno dopo come titolo per Kinect, salvo ripresentarsi come uno dei primi videogiochi destinati a mostrare la potenza di Xbox One. E senza troppi giri di parole, bisogna ammettere che riesce in pieno in questo intento, peccando piuttosto più dal punto di vista del gameplay, che si rivela infine come l’anello debole di una produzione tutto sommato interessante e non così scadente come è stato fatto passare da gran parte della critica specializzata.

Storia

Ryse: Son of Rome racconta la storia di Marius Titus, che per seguire le orme del padre decide di intraprendere la carriera militare. Nel più classico degli incipit, dove aver visto la sua famiglia massacrata da un gruppo di barbari, promette vendetta e parte verso la Britannia. Qui scoprirà il tradizionale gioco fatto di intrighi, misteri e clamorosi rapimenti, che lo porterà a smettere di credere ai potenti che governano l’Impero Romano che ha giurato di difendere a costo della vita. Una trama dunque non particolarmente originale, ma che si regge grazie a una buona regia per le cut-scene e dialoghi discreti, riuscendo quindi a intrattenere fino allo spettacolare finale.

Grafica e sonoro

Non abbiamo alcun dubbio nell’affermare che il titolo Crytek sia in assoluto tra i prodotti più impressionanti disponibili sulle console di nuova generazione. Il connubio tra quantità e qualità poligonale per ambientazioni e personaggi, effetti grafici di nuova generazione, texture in alta definizione, uno spettacolare impianto di illuminazione e in generale una buona ottimizzazione (sebbene il gioco giri a una risoluzione nativa di 900p e 30 FPS) regala un risultato finale di altissimo livello, tra le cose più impressionanti, dal punto di vista grafico, che si possano provare oggi su console. Ottima anche la realizzazione dell’Antica Roma e delle varie ambientazioni, seppur con qualche libertà di troppo dal punto di vista artistico auto-concessa dallo sviluppatore.

Degno di lode anche il comparto sonoro, con un’ottima colonna sonora, un buon doppiaggio in italiano e in generale buoni effetti che accompagnano le varie battaglie durante le sessioni di gioco.

Giocabilità e longevità

Ma andando al punto centrale della produzione, è qui che si presentano gioie e dolori di Ryse: Son of Rome. Il titolo Crytek è un action in terza persona basato su un sistema di combattimento fatto di attacchi e contrattacchi che in fin dei conti ricorda quello adottato nella serie dei Batman: Arkham. Nonostante una certa ripetitività di fondo, un sistema di combo non particolarmente sviluppato e una progressione delle abilità praticamente inutile, Ryse ha l’indubbio merito di divertire il giocatore. Lo fa con combattimenti che risultano particolarmente cruenti e brutali, grande notizia per gli appassionati di film come “Il Gladiatore” e “300” e soprattutto per merito di una interessante diversificazione dei nemici che costringe, nelle fasi più avanzate del gioco, a dosare con attenzione ogni mossa sia in fase di attacco che di difesa. Non è per nulla il nuovo punto di riferimento del genere, ma è sicuramente un prodotto discreto con cui divertirsi in queste prime settimane di vita di Xbox One.

Per quanto riguarda la longevità, Ryse: Son of Rome si completa all’incirca in sei-otto ore, di più ovviamente ai livelli di difficoltà più elevati e se si desidera trovare tutti i vari oggetti nascosti nel gioco. Presenti anche modalità multiplayer che permettono di divertirsi ancora qualche ore tra arene e gladiatori.

Commento Finale

Ryse: Son of Rome non è forse il grande capolavoro ambientato nell’Antica Roma che molti speravano di avere tra le mani, ma è senza dubbio un discreto titolo con cui cominciare a saggiare la potenza di Xbox One. Dal punto di vista grafico ci siamo indubbiamente, un po’ meno per quanto riguarda il gameplay: ma un sequel meglio approfondito e più vario potrebbe rendere il franchise di Ryse uno dei nuovi punti di riferimento del genere.

Voto 7/10

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