Attentato di Oslo: il TG1 attacca i videogiochi

 Ci risiamo, era solo questione di tempo, direbbe qualcuno. Direbbero tanti. Stanno dicendo in molti. Il TG1, nel raccontare a modo suo la strage di Oslo con il mirabile tentativo di scoprire le cause (e menomale che esiste un memoriale di 1.500 (millecinquecento!) pagine redatto dallo stesso stragista e pubblicato sul web) che hanno portato Anders Behring Breivik a trucidare più di 90 persone nel suo folle attentato in Norvegia, prende di mira ovviamente i videogiochi, quelli violenti. Call of Duty e soci per intenderci.

Il servizio, ripreso da un utente nel video disponibile dopo il salto, ovviamente è il solito miscuglio trito e ritrito di luoghi comuni, inesattezze, crociate superficiali e soprattutto di nessuna fondatezza che collegherebbero i gesti del killer a quanto permettono di fare i videogiochi. Anzi no, scusate, Breivik a quanto pare era un fan di Call of Duty. Ecco, ora si spiega tutto.

Aldilà della spicciola ironia, su certe cose gli amanti dei videogiochi e di un giornalismo un po’ più serio ci hanno ormai fatto il callo. Perché è evidente che Breivik non ha agito così solo per emulare il Grand Theft Auto del caso, ma per fini, sempre secondo la sua confessione ed il suo memoriale, voluti per svegliare le masse e dare un segnale al mondo, e soprattutto in favore della Cristianità Europea (chissà come mai questo argomento, come il fatto che lo stragista fosse ultra-cattolico convinto, non sia finito tra le ipotesi dei tanti Sherlock Holmes presenti al TG1), mica per un tributo piuttosto reale di un qualsiasi videogioco dedicato ad un pubblico maturo.

Anche perché, diciamolo, non ci vuole certo Call of Duty per pianificare un’attacco di queste proporzioni, così come non si può pensare che qualcuno organizzi quella che dalle prime indiscrezioni pare una mini-cellula terroristica solo perché l’ha visto fare in un videogioco (un po’ come se film o libri dai temi forti non esistessero affatto).

Vi lasciamo comunque al video. Se avete appena mangiato però è meglio rinviare la visione a più tardi, onde evitare di rigettare tutto il cibo a causa del pessimo giornalismo, della disinformazione e del danno voluto al mercato dei videogiochi fatto da chi, in estate, forse dovrebbe concedersi qualche giorno di mare in più.

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