Cryostasis: Sleep of Reason, prime impressioni

di Redazione Commenta

 Dopo tutti i videogiochi horror, che sono usciti in questi ultimi anni, non poteva mancare un bel gioco ambientato in mezzo ai ghiacci. In Cryostasis: Sleep of Reason infatti ci ritroveremo in Artide, nel 1981, ad indagare sulla disgrazia di un rompighiaccio russo avvenuta più di dieci anni prima. Sicuramente le premesse sembrano buone, ma osservando più da vicino notiamo un pò di pecche che, purtroppo, fanno del gioco un titolo solamente sopra la media.

Ciò non vuol dire che è tutto da buttare e quindi analizziamo per bene questo nuovo gioco sviluppato da 1C Company. Per prima cosa la storyline è un buon incentivo per farci restare attaccati allo schermo: dopo ore di gioco ancora non sappiamo cosa sta succedendo e soprattutto cosa successe alla nave. Questo elemento potrebbe infastidire alcuni players, ma un pò di mistero fa sempre bene.  Un elemento particolare sono sicuramente i flashback. Durante il nostro gioco troveremo moltissimi cadaveri di russi congelati, ma saremo in grado di rivivere gli ultimi momenti di quest’ultimi. Tornando indietro nel tempo avremo modo di scoprire di più su cosa si cela dietro questo misterioso equipaggio e, in molti casi, salvare la vita dei poveri naufraghi. Nella maggior parte di questi flashback, e durante il nostro cammino, saremo attaccati da mutanti e creature dei ghiacci che di per se non hanno molto senso.

Tutto il nostro percorso è fastidiosamente lineare. Sicuramente realistico, dato che si tratta di una nave piena di stretti corridoi e stanze altrettanto contenute, ma dopo alcune ore la monotonia inizia a farsi sentire. Capita di perdersi solamente se si è costretti a tornare sui propri passi, ma solamente se non ci impegniamo affatto e se non stiamo attenti. In pratica il gioco ci dice dove andare e cosa fare alla faccia degli enigmi che vengono automaticamente risolti senza metterci un minimo di impegno.

 L’unico vero elemento realistico sono le armi di fortuna. Troveremo vecchi fucili e pistole degli anni sessanta, ma soprattutto avremo modo di utilizzare una vasta gamma di armi improvvisate come lucchetti, ingranaggi, pistole a razzi ecc. Naturalmente vi è l’assenza di puntatori laser o roba del genere e quindi la nostra mira ne risentirà (naturalmente parlando di lunghe distanze quasi inesistenti nel gioco).

Ultimo elemento realistico, ma per certi versi ridicolo, è il sistema di congelamento. Sarete tutti d’accordo che non dovremo avere la possibilità di girare sulla nave indisturbati e scattanti quando siamo costantemente sotto lo zero. Al posto della health bar, come potete vedere nelle immagini, avremo una specie di termometro. In caso di freddo intenso saremo debilitati, ma non saranno i medikit a rifocillarci. Andremo infatti in cerca di fonti di calore che ci cureranno. Il “bello” però viene proprio ora: quando i nemici ci attaccheranno perderemo calore e quindi i gradi scenderanno.

Ci basterà stare nelle vicinanze di un radiatore o di una fonte di calore per essere invincibili. Tralasciando queste particolari nefandezze c’è da dire che l’unico elemento sviluppato a regola d’arte è l’ambientazione ed il design. Purtroppo, a parer di molti, non basta a fare di questo gioco un titolo ai livelli di F.E.A.R. o Bioshock e quindi catturerà l’attenzione di pochi.

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