Giochi della memoria, Vectorman

di Redazione Commenta


Al giorno d’oggi non ci stupiamo davvero più se un nuovissimo titolo in arrivo per la nostra console preferita, tra quelle attualmente disponibili sul mercato, che sia casalinga o portatile, abbia come caratteristica principale una splendida grafica in tre dimensioni, permettendo una libertà di movimento di certo maggiore rispetto ad un classico platform a due dimensioni, più restrittivo e decisamente più orientato all’old-style.

Nonostante l’amore per il revival che si è sviluppato negli ultimi anni, resta comunque enorme la percentuale di giochi che utilizzano il 3D per essere più d’impatto verso i giocatori più smaliziati, ma se diamo un’occhiata verso il passato, ci renderemo anche conto che gli ultimi esemplari che hanno preso vita sulle console a 16 bit avevano già intrapreso qualche piccolo timido approccio ad una grafica diversa, più orientata verso quello che avremmo avuto in futuro.


Uno degli esempi più emblematici di grafica più complessa rispetto ai classici colleghi già presenti sulla stessa console, ovvero il glorioso Sega Mega Drive, fu l’interessante Vectorman, un gioco uscito sulla fine del ’95 e quindi uno degli ultimi respiri per la splendida macchina della Sega. Lontano ancora dal 3D che abbiamo oggi, la struttura di Vectorman era ancora logicamente in due dimensioni, ma orientata verso qualcosa di più tecnologico.

Nei panni di un eroe non umano, il nostro compito era quello di ripulire il nostro pianeta da alcuni robot inizialmente pacifici, ma poi minacciosi contro la razza umana. Con alcuni elementi da sparatutto, il protagonista di Vectorman poteva ampliare il suo arsenale offensivo con power-up di vario tipo, il tutto con una musica di sottofondo ed effetti sonori un po’ troppo rumorosi, ma una grafica per l’epoca davvero intrigante. Il futuro era ormai alle porte.

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