Giochi della memoria, Umihara Watase

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Siete per caso dei cultori degli acquari? Quelle splendide costruzioni di vetro ricolme d’acqua, che quelli che non può permettersi per qualunque motivo un animale domestico classico come un tenero gattino o un fedele cagnetto, rappresentano senza ombra di dubbio il mezzo più facile e pulito per avere a disposizione un semplice compagno animale, che non sarà magari accarezzabile come un felino, ma sarà comunque uno splendido spettacolo per gli occhi.

E se invece di averli in casa, seppur tenuti con estrema cura in un acquario abilmente arredato con statuine, alghe di vario colore e piccoli castelletti come nel regno di Ariel, i pesci non andiate a pescarli direttamente in mare o in un fiume? Magari approfittando di una giornata da trascorrere con il papà o con uno zio per vivere una piccola avventura tra uomini. Ma se i pesci dovessero per un caso fortuito rappresentare una minaccia come in Umihara Watase?


Il nome tipicamente giapponese rappresenta in realtà uno di quei titoli che purtroppo non è mai arrivato qui da noi in Italia per essere adattato in versione europea quando in madre patria invece furoreggiò sullo sfavillante Super Nintendo. Protagonista del tipico platform è la stessa ragazza del titolo, Umihara Watase, una semplice diciannovenne con tanto di tradizionale uniforme scolastica nipponica che si ritrova in un mondo popolato da pesci enormi!

Esatto, proprio pesciolini rossi ma dell’altezza di un essere umano, anguille con tanto di piedini capaci di muoversi come un comune bipede e così via. Armata della sua canna da pesca che le servirà anche per aggrapparsi a muri e piattaforme, Umihara Watase avrà il compito di fare attenzione ai pericolosi pesci giganti, ma soprattutto di entrare nelle porte giuste per uscire dal suo incubo ad occhi aperti. Noi occidentali avremmo sopportato una ragazzina, per quanto deliziosamente animata, in pericolo per dei pesci a dimensione umana?

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