Giochi della memoria, Operation Thunderbolt

di Redazione Commenta


Quante volte ci è capitato di impersonare nel mondo dell’intrattenimento videoludico, quelli che un tempo erano quasi i protagonisti assoluti di alcune tipologie particolari di videogiochi? Stiamo parlando di soldati armati fino ai denti, addestrati per adempiere in modo preciso ed eccellente ai propri doveri che potevano andare dall’irruzione in una base nemica fino all’eliminazione fisica di tutti gli avversari trovati nella nostra strada, senza un briciolo di pietà.

Molte sono state le situazioni in cui ci siamo trovati a dover portare a termine proprio queste missioni. Alcune le abbiamo vissute in prima persona, ancora oggi, guardando la prospettiva in soggettiva del nostro alter ego virtuale, altre volte invece, guardando direttamente la schiena del protagonista, abbiamo impugnato l’arma ritenuta più opportuna per iniziare la carneficina virtuale che tanto amano gli appassionati di sparatutto. Ma un tempo ci sono state anche altre soluzioni.


Fu uno dei pochi giochi ad ottenere l’assoluto utilizzo del Super Scope, un avveniristico accessorio che donò una discreta profondità ad una manciata di titoli disponibili su Super Nintendo. Approfittando di questa sorta di pistola virtuale, dal design particolarmente futuristico, si impadronì della console Operation Thunderbolt, uno sparatutto bello e buono in cui, impersonando uno tra i personaggi disponibili, avevamo un solo importante compito.

Evitare di farci eliminare in combattimento e sparare, proprio utilizzando il mirino posto sullo schermo e guidato attraverso il Super Scope, ai moltissimi nemici che apparivano sullo schermo. Il dettaglio grafico all’epoca poteva risultare discreto, ma agli occhi di un giocatore moderno ovviamente tutto sembrerebbe stantio e superatissimo, senza permettere ad Operation Thunderbolt di guadagnarsi nemmeno uno sguardo di ammirazione per l’originalità offerta ai suoi tempi.

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