Dreamcast, l’ultima gloriosa console SEGA

di Redazione 1

 Sono passati dieci anni dalla fine del Dreamcast, in questi giorni SEGA ha lanciato nei negozi la Dreamcast Collection, quale occasione migliore quindi per andare alla scoperta di questa gloriosa console?

Per parlare del Dreamcast dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, fino alla primavera del 1997, PlayStation domina il mercato, Nintendo è in seria difficoltà ed anche SEGA fatica a restare a galla, il Saturn vende bene solamente in Giappone, mentre è praticamente snobbato in America ed Europa, i dati di vendita del Natale 96 parlano chiaro, il Saturn è un fallimento, nei primi mesi del 97 SEGA decide quindi di progettare una nuova console.

All’E3 del 1997 SEGA annuncia quindi di aver iniziato i lavori sul successore del Saturn, la console è conosciuta come “Project Katana“, durante lo sviluppo cambierà nome innumerevoli volte (Black Belt, Dural, Uranum, Shark, solo per citarne alcuni), la casa di Sonic stringe accordi molto importanti con NEC, Hitachi e VideoLogic per la fornitura di chip e schede grafiche, la console è inoltre basata sul sistema operativo Windows CE.

Nel 1998, sempre all’E3, SEGA presenta ufficiale la nuova console, il Dreamcast (nome ufficiale), una macchina potentissima per l’epoca, capace di generare grafica 3D poligonale di altissima qualità. L’entusiasmo è alle stelle, la macchina viene lanciata in Giappone a novembre, il lancio è un successo, nonostante ci siano alcuni problemi con le scorte, che non bastano per soddisfare tutti gli acquirenti. Due giorni dopo il debutto nipponico, SEGA annuncia di aver già venduto circa 300.000 console, davvero niente male.

Per vedere il Dreamcast in occidente dobbiamo aspettare un anno, la console viene lanciata in America ed Europa nell’autunno del 1999, il lancio americano è un successo incredibile, in quattro giorni SEGA vende quasi 400.000 unità, ed anche in Europa la situazione è piuttosto buona.

I giochi escono copiosi, Sonic Adventure, Power Stone, Jet Set Radio, Crazy Taxi, Soul Calibur, solamente per citarne alcuni, il Dreamcast è un successo, ma presto iniziano ad arrivare i primi problemi. Nel 2000 le vendite della console calano, mentre sorprendentemente quelle del Nintendo 64 cominciano a salire vertiginosamente, nel marzo dello stesso anno Sony lancia PlayStation 2 in Giappone, da questo momento la console SEGA comincia a risentire, le vendite continuano a scendere, mentre PlayStation 2 vende benissimo in Giappone ed alla fine del 2000 debutta con successo anche in occidente.

Non c’è più spazio per il Dreamcast, e dopo aver venduto la console sottocosto nel Natale 2000, per liberare i magazzini, il 31 gennaio 2011 SEGA annuncia che da marzo sosponederà la produzione del Dreamcast, la casa si ritira dal mercato hardware per dedicarsi unicamente ai software. Ironicamente, SEGA inzialmente svilupperà solamente giochi per PlayStation 2.

SEGA continua comunque a supportare il Dreamcast fino alle fine del 2002, i giochi continuano ad uscire, ma il pubblico è ormai concentrato su PlayStation 2, sulla nuova console Microsoft (Xbox) e sulla nuova macchina Nintendo, il GameCube. Il Dreamcast, dopo aver venduto poco meno di dieci milioni di unità, muore definitivamente, lasciando però un ricordo indelebile nel cuore dei giocatori.

Commenti (1)

  1. Grande porcata del marketing. La console è tuttora piacevole e dotata di conversioni di giochi arcade perfette, senza contare le killer application come la saga di shenmue.
    D’obbligo per un collezionista possederne uno, quantomeno come pezzo di storia.

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