Giochi della memoria, Lufia and the Fortress of Doom

di Redazione 1


Un cielo terso e limpido era tutto quello che gli abitanti del villaggio dei protagonisti avrebbero voluto su di sé, potendo ammirare l’azzurro splendido di una giornata serena e il sole splendente che abbaglia alla vista prolungata, eppure qualcosa di oscuro e misterioso ha inevitabilmente interrotto quel paradisiaco incanto per la sete di potere e di conquista, facendo apparire, proprio in quel raggiante cielo blu, qualcosa che mai si sarebbe aspettato di vedere.

Si tratta della Fortress of Doom, una fortezza volante, una specie di isola che galleggia indisturbata nel cielo che rappresenta anche una base ben attrezzata per i Sinistral, un gruppo nemico spinto dalla voglia di mettere in ginocchio il mondo intero. E’ per questo che un gruppo di giovani e valorosi eroi, coraggiosamente prende in mano la situazione e decide di intrufolarsi nel castello volante per distruggere i piani di conquista dei banditi di turno.


Questa a grandi linee è la trama di Lufia and the Fortress of Doom, un simpatico ed accattivante gioco di ruolo che vide la luce nell’ormai lontano 1993 pubblicato dalla Taito, con una grafica ovviamente scarna e banale per gli standard attuali, ma nient’affatto malvagia per quei tempi, soprattutto per quanto riguardava il genere di appartenenza, sfruttando anche dei colori più vivaci e una grafica bidimensionale decisamente interessante.

I personaggi principali che il giocatore poteva guidare appartenevano ai più classici stereotipi che il genere dei giochi di ruolo possa offrire, alternando così la presenza del classico spadaccino di turno, abile nell’attacco fisico, fino alla protagonista femminile più delicata con l’approccio diretto ma decisamente letale con gli incantesimi e le magie di vario tipo. Non poteva essere un gioco in grado di far dimenticare Final Fantasy già allora, ma Lufia poteva essere una valida alternativa ai periodi di magra.

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