Giochi della memoria, Pulseman

di Redazione Commenta


C’era una volta un noto scienziato, un uomo giapponese dall’enorme quoziente intellettivo e dal pallino per la creazione di una forma di intelligenza artificiale particolarmente evoluta. Dopo un buon periodo di lavoro, il professor Yoshiyama riuscì nel suo intento, mettendo al mondo quella che venne chiamata C-Life, una creazione molto vicina all’animo umano, capace non solo di pensare, ma anche di provare praticamente gli stessi sentimenti degli esseri umani.

Stupito e completamente avvolto da questa scoperta, il professor Yoshiyama perse completamente la testa per questa sua nuova forma di vita, e decise, per coronare il suo sogno d’amore, di digitalizzarsi e creare così un connubio vero e proprio tra uomo e macchina all’interno del mondo informatico. Il frutto di quest’amore prese il nome di Pulseman, un essere quindi, per così dire, dal sangue misto, che si ritroverà ben presto come protagonista di una vera e propria avventura.


Non si tratta di una favola del nuovo millennio, ma della storia alla base proprio di un videogioco che prende il nome dal suo protagonista, Pulseman, un prodotto che purtroppo non ha mai visto una sua collocazione sul mercato occidentale, rimanendo esclusiva degli appassionati giapponesi. Pulseman si ritroverà a combattere addirittura contro suo padre, impazzito e tramutatosi in un vero scienziato pazzo per il soggiorno troppo prolungato all’interno del pc.

E così nei panni di Pulseman dovremo vagare per il mondo reale affinché tutta la feccia cyber-tecnologica disseminata nel mondo dal padre naturale venga rimossa, fermando i suoi malvagi intenti. L’abilità del protagonista era quella di trasformarsi in una sorta di sfera d’elettricità, letale come non mai ed agitata come una pallina da flipper, ideale per annientare nemici ed arrivare in luoghi alti altrimenti inaccessibili. Un platform vivace, uno dei tanti che purtroppo noi europei non abbiamo mai visto.

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