Giochi della memoria, Hebereke’s Popoon

di Redazione Commenta


Di personaggi pacioccosi il regno giapponese ne è letteralmente pieno. La patria che ha fatto nascere protagonisti massicci e duri come Ken il guerriero o lo stesso Goku di Dragonball che ha fatto registrare i più alti indici di gradimento in tutto il mondo a suon di fusioni e di onde energetiche, ha anche il primato come paese in cui dei piccoli pupazzetti sono riusciti a farsi amare dal grande pubblico, specialmente dai più piccoli o da un target tipicamente femminile.

In fondo basta poco per catturare l’attenzione delle vittime del kawai, termine che viene usato per indicare per l’appunto questi esserini deliziosi che fanno impazzire gli appassionati. Due occhioni grandi e luminosi, una forma buffa e particolarmente rotondeggiante, magari dei versi strani o delle espressioni simpatiche e il gioco è fatto. Sono in molti ad aver varcato anche i confini videoludici ed uno di questi fu il piacevolissimo Hebereke.


Probabilmente un pulcino delle nevi, forse addirittura un pupazzo di neve, ma poco conta: quel che rapisce di Hebereke è soltanto la sua innata dolcezza e la sua simpatia, tutto il resto non conta. L’irresistibile personaggio è stato protagonista, come dicevamo, anche di un gioco che ha avuto la fortuna di arrivare fino a noi col titolo di Hebereke’s Popoon e si piazzava a pieno titolo nella grande famiglia dei puzzle game, genere all’epoca molto diffuso.

Ci troviamo nel periodo d’oro del Super Nintendo e lo scopo del gioco, un po’ alla Puyo Puyo, era quello di gestire delle vibranti sfere di gelatina con due sparuti occhietti permettendo loro di scoppiare se unite in file di tre. Le esplosioni lasciavano nuovo spazio per altre palline gelatinose e annientavano degli ostacoli sul percorso che era appunto necessario far sparire per passare allo stage successivo. Hebereke’s Popoon era insomma il classico gioco che creava dipendenza, soprattutto agli assuefatti dei fumettosi personaggi nipponici.

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