Giochi della memoria, Cosmo Police Galivan

di Redazione 1


Quante cose sono cambiate da quando i giocatori tra di voi con più anni di carriera muovevano i primi passi nel mondo videoludico, quando quest’ultimo ancora non era di dominio così pubblico come oggi. In questo periodo è facile vedere su una qualunque delle console casalinghe attualmente in commercio dei titoli che fanno letteralmente gridare al miracolo per quanto riguarda la bontà grafica e il grande impatto con una trama degna di un film da Oscar.

Personaggi decisamente accattivanti riescono a raccogliere una notorietà così profonda da riuscire ad essere riconoscibili persino ad un pubblico non necessariamente avvezzo alle nuove tecnologie e all’universo del controller, senza parlare delle avveniristiche ambientazioni che spesso fanno da sfondo alle azioni di gioco sempre più complesse e studiate. Diverso il discorso per i classici del passato, proprio come Cosmo Police Galivan.


Arrivato dapprima come uno dei più entusiasmanti titoli da sala giochi del periodo (stiamo parlando all’incirca della metà degli anni ’80), sul finire dello stesso decennio dell’arrivo nei ritrovi da bar o da spiaggia, fece capolino anche sull’allora potente e sfruttatissima console ad 8 bit della Nintendo, ovvero il Nes, con una grafica leggermente più sottotono, per ovvie ragioni, rispetto alla controparte arcade, ma ugualmente appassionante.

L’entusiasmo del giocatore, provando quest’ormai obsoleto action game era da ricondurre alle location decisamente indicate per gli appassionati di fantascienza e di alieni, nonché una varietà di armi da collezionare che fecero la gioia di tutti quelli che amavano sviscerare totalmente i giochi acquistati scovandone ogni segreto. Possibile che pochi pixel potevano creare un movimento di spada e bastava questo a renderci decisamente felici?

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