Giochi di ruolo giapponesi, Shinji Mikami dice la sua

di Redazione 1


Il mondo videoludico pian piano ha allargato le sue ali e si è imposto come un genere di intrattenimento che ha lentamente appassionato un numero di persone davvero impressionante, variando il target di utenza praticamente ad ogni tipologia, dai giovanissimi che praticamente già nascono con un controller in mano, fino a chi ama divertirsi anche se ha qualche anno in più, approfittando magari di alcuni giochi dalle tematiche più adulte.

Spaziando dal Giappone, all’Europa, all’America, è comprensibile aspettarsi anche dei gusti diversi in fatto di videogames, indipendentemente dall’età anagrafica degli utenti che abitano i vari paesi del mondo. Ci sono quindi alcuni generi che hanno facilmente preso piede nel paese del sol levante come nel nuovo continente, ma invece altri che hanno fatto fatica fin dal primo momento ad imporsi, facendo rinunciare spesso i distributori ad esportare titoli in altri paesi.


Tra i generi che sono assolutamente di culto in Giappone ma che purtroppo non hanno mai avuto quell’impatto così forte nel resto del mondo, come potrete facilmente immaginare, ci sono i giochi di ruolo di stampo classico, quelli che gli addetti ai lavori definiscono con la sigla JRPG che sta appunto per giochi di ruolo giapponesi, che offrono un sistema di controllo piuttosto complesso, fatto di mille menu e poca azione che invece piace tanto agli occidentali.

A parlare di questo fenomeno, di recente, è stato Shinji Mikami, il papà di Resident Evil che ha notato da subito le difficoltà di accettazione da parte degli occidentali dei giochi di ruolo classici, ma senza pronosticarne il futuro declino, dichiarando invece uno stato ancora più depressivo, visto che secondo il grande nome del mondo dei videogiochi, i JRPG non sono mai sbocciati e quindi non potranno, a conti fatti, mai perdere punti. Il futuro dei giochi di ruolo sarà quindi solo l’azione pura nei combattimenti?

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