Giochi della memoria, Devil’s Course

di Redazione Commenta


Il giocatore di oggi è davvero abituato al meglio per quanto riguarda la produzione e la creazione di un titolo per console visto che quasi tutto quello che arriva ormai sulle nostre macchine da gioco, qualunque sia il modello, ha quanto meno una realizzazione tecnica decisamente interessante, con un utilizzo davvero impressionante delle caratteristiche tecnologiche appartenenti ai vari gioiellini, da salotto o portatili per cui viene sviluppato il gioco.

Non ci stupiamo più infatti se il dettaglio grafico di un titolo per console ci fa notare anche un effetto di luce particolarmente realistico o un ondeggiare dei capelli dei protagonisti tanto credibile da sembrare quasi vero. Tutte caratteristiche che un tempo gli appassionati di console sognavano soltanto e forse non ritenevano nemmeno l’elemento fondamentale, eppure alcuni esperimenti già si presentavano in quei periodi in cui le console a 16 bit furoreggiavano.


Era la prima metà degli anni Novanta quando apparve su console come Sega Mega Drive e Super Nintendo un’ennesima simulazione di golf, disciplina non molto seguita nel nostro paese, ma molto divertente anche sotto un profilo videoludico. Eppure questo titolo aveva qualcosa di differente, un cambiamento rispetto ai suoi colleghi precedenti che rese Devil’s Course, un titolo effettivamente inquietante, ma osannato per la sua realizzazione tecnica.

Devil’s Course infatti fu uno dei primi giochi ad utilizzare, in un modo o nell’altro un certo effetto in 3D facendo credere al giocatore di stare realmente su un campo da golf, rendendo credibile l’intera esperienza di gioco, al contrario di esimi colleghi altrettanto divertenti ma realizzati con una grafica più cartoonesca ed in puro 2D. Molte le scelte da fare per far partire anche solo il primo lancio, ma la gioia per gli occhi ripagava di tutti gli sforzi colpo dopo colpo.

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