
I fatti sono questi: in Louisiana, un bimbo di otto anni ha preso una pistola ed ha ucciso a sangue freddo la nonna, una donna di novant’anni che stava guardando tranquillamente la TV in salotto. Ma chi è quel folle che ha consentito ad un bambino di otto anni di maneggiare una pistola, per giunta carica? Verrebbe naturale chiederselo, giusto? E invece no.
Secondo molti giornali ed emittenti televisive (fra cui la “nostra” Rai), la vera notizia è che il piccolo omicida prima di commettere il suo folle gesto stava giocando con la sua PS3. A GTA4.
Apriti cielo! Decine di penne dal grilletto facile (e dal pregiudizio sempre in tasca) hanno sparato a zero su Grand Theft Auto e la sua nota capacità di trasformare dei piccoli angioletti in assassini assetati di sangue.
La pistola? Sarà un gadget allegato alla limited edition del gioco, avranno pensato i giornalisti di cui sopra. D’altronde chi se ne frega. Se un ragazzino viene lasciato a sé stesso in una casa dove le armi sono alla mercé del primo che passa, la colpa è chiaramente di GTA.
A chi, dopo aver giocato a un gioco violento non è venuta voglia di ammazzare qualcuno? È questo il messaggio che si vuole lasciar passare. Perché così si rassicura la gente. In fondo è una grossa liberazione sapere di essere tutti genitori-modello, che il mostro videoludico è la fuori e basta non farlo entrare in casa per vivere felici e contenti.
Perché i videogiochi, sì, quelli possono condizionare la vita. Ma la vita deve essere finta come un videogioco, quelli rassicuranti e senza mostri-cattivoni, naturalmente.